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giovedì, febbraio 21. 2019
Cosa si intende per gas medicali, e come e quando vengono usati in ospedale? L’espressione, alquanto imprecisa a livello tecnico, si riferisce a tutta una serie di prodotti che trovano impiego nelle strutture sanitarie per finalità tra loro eterogenee.
In sostanza, questa definizione, che fa leva su due parametri:
va integrata con un terzo parametro: l’utilizzo, che può essere:
Oltre all’aria respirabile dai pazienti, denominata più propriamente aria medicale o medicinale, sono gas medicinali:
Quando e solamente quando vengono utilizzati per finalità terapeutiche. Come abbiamo detto, gli stessi gas possono essere infatti utilizzati anche per altre finalità.
I gas medicinali in ospedale devono essere conservati in bombole in acciaio allo stato liquido o compresso o criogenico. In particolare:
In alternativa alla bombola, la conservazione e lo stoccaggio può avvenire negli evaporatori fissi, particolari impianti per gas medicali che mantengono il prodotto liquefatto e refrigerato.
I vantaggi di quest’ultimo metodo sono essenzialmente due:
I gas medicinali sono a tutti gli effetti dei farmaci, per cui è richiamabile la relativa normativa, in particolare il D.Lgs. 219/2006 e successive modifiche e integrazioni, oltre alle prescrizioni della farmacopea ufficiale per quanto riguarda la qualità e i metodi di analisi.
Alcuni di essi sono anche dispositivi medici: ad esempio, l’anidride carbonica utilizzata in laparoscopia. In sostanza, possono avere un duplice uso. In questo caso, si applicherà anche la normativa di cui ai regolamenti europei n.745 e 746 del 2017.
Qual è la differenza? Il farmaco ha un effetto terapeutico diretto; invece, il dispositivo medico non effettua un’azione principale, in quanto non influenza direttamente il metabolismo o il sistema immunologico.
Cosa prevede la legislazione? I punti principali sono i seguenti:
Oltre alla ventilazione dei pazienti con difficoltà respiratorie, che può essere ottenuta sia con aria medicale compressa che di sintesi, ossia miscelando ossigeno, azoto e anidride carbonica, sono da ricordare, in particolare:
La percentuale di purezza dei gas medicinali, in particolare dei gas medicali ospedalieri, viene effettuata secondo le linee guida della farmacopea ufficiale italiana ed europea, e varia in base alla patologia trattata.
Queste stabiliscono in particolare:
La competenza e le responsabilità ricadono sul farmacista interno dell’ospedale.
Le norme UNI ISO riguardano invece gli aspetti costruttivi e di progettazione degli impianti di gas medicinali nelle strutture sanitarie e dei dispositivi medici necessari per la loro erogazione (come flussimetri, umidificatori, unità terminali di erogazione).
In questo caso, il gas medicale non viene usato sul paziente come farmaco o come dispositivo medico, ma impiegato per il funzionamento dei macchinari o per altri scopi non clinici e comunque attinenti alla vita di un ospedale o di una struttura sanitaria.
In certi casi il confine tra gas medicinale e per dispositivo medico può essere labile. Si pensi ad esempio all’impiego dell’anidride carbonica in endoscopia, che non ha in sé effetto terapeutico ma viene comunque compresa nella prima categoria.
Non essendo in questo caso i gas dei farmaci o dei presidi sanitari, si esce dall’ambito di applicazione della relativa normativa; non si creda però che i requisiti di qualità siano per questo meno stringenti. Le apparecchiature ospedaliere sono molto delicate, per cui dal punto di vista tecnico i parametri restano rigidi (ad esempio, si potrebbe richiedere l’assenza totale di olio o di umidità).
Quello che cambia sono le regole di riferimento e la responsabilità: si passa infatti dalla farmacopea e dalla legislazione speciale su farmaci e dispositivi medici alle norme UNI-ISO e al complesso sistema che integra le responsabilità del produttore con quelle dei responsabili interni della struttura ospedaliera in cui questi prodotti vengono utilizzati.
Tra gli utilizzi non medicinali dei gas in ospedale, ricordiamo:
Le normative ISO e i requisiti di qualità cambiano ovviamente in base alla singola destinazione d’uso, al tipo d’impiego e all’integrazione con gli altri macchinari.
Per gli impianti di anestesia, ad esempio, vale la norma ISO 15001 del 2012, e alcune disposizioni per assicurare la separazione dello scarico degli anestetici dalle prese per l’aria medicale.
BOGE non si occupa solo di generatori di aria compressa per aria medicale, ma anche della produzione di ossigeno e azoto secondo classi di purezza particolarmente rigidi, dell’ordine del 95-99 per cento.
A livello tecnologico, BOGE privilegia l’elasticità e l’efficienza, producendo i gas solamente quando ve ne è bisogno e riducendo i costi di stoccaggio. In questo modo si riduce il ricorso a contenitori potenzialmente pericolosi e si ci assicura l’indipendenza da contratti di fornitura eccessivamente rigidi.
Per l’azoto, BOGE dispone di una particolare tecnologia (generatore a membrana) che consente maggiore compattezza e minor ingombro dei macchinari, oltre a sollecitazioni meccaniche ridotte e un minore punto di rugiada.
Clicca sul link di seguito per visitare le pagine dedicate ai prodotti BOGE per generare azoto e ossigeno oppure torna alla nostra guida BOGE all’aria medicale.
Se invece desideri approfondire l’argomento, puoi consultare le seguenti fonti: